Entrati nella grande hall circolare del Campus Universitario Luigi Einaudi una gigantesca inaspettata immagine domina l'area. Si tratta della figura ignuda e muscolosa tratta da un disegno di Burne Hogarth, illustratore americano autore di quei manuali/sussidiari dove migliaia di studenti di discipline artistiche, in tutto il mondo, si sono confrontati per apprendere le tecniche del disegno.
La figura, estremamente potente nella sua fisicità, rimanda, seppur nella diversa postura e tecnica di lavoro, al Pensatore di Rodin, mantenendo di quest'ultima la forza dell'attesa che si fa intelletto e poesia. In questa condizione di sospensione l'uomo rappresentato tiene in mano (vedi immagine allegata) un filo luminoso che termina con una spina elettrica luminescente. Questo elemento, al contrario della figura disegnata, è tridimensionale. Il valore del gesto è estremamente significativo, pregno di un'attualità che durerà nel tempo ed evidenzia la condizione di forza (l'uomo) e contemporanea fragilità (la spina) dalla quale l'umanità dipende nell'epoca della tecnologia. Quando ci sembra o siamo certi che il procedere delle invenzioni e quindi del sapere passi inevitabilmente attraverso nuove possibilità progettuali e nuovi sistemi di comunicazione dobbiamo renderci conto o meglio non dimenticare quale fragilità sia insita in ciò che oggi ci appare come “il nostro nuovo stare al mondo”. All'origine di tutto ciò c'è l'energia, la corrente, l'elettricità senza la quale il nostro nuovo mondo non può (più) esistere. Il rimando alla metafora dell'esistenza è lettura complementare, ma c'è dell'altro perché non sappiamo se quella spina verrà collegata dando il via ad una nuova accensione delle idee, del progettare, del fare oppure al contrario è stata appena staccata per concedersi una pausa, un necessario momento di riflessione.
L'opera è anche omaggio a Burne Hogarth autore del celeberrimo “Tarzan” pubblicato a fumetto in America negli anni '50 e diffuso in tutto il mondo, nonché autore dell'originale bozzetto a matita. Importante è stata la scelta di incaricare un giovane studente di talento dell’Accademia di Belle Arti di Torino, Giulio Saccardo, di ridisegnare il soggetto, sottolineando così l’aspetto didattico dell’opera di Hogarth in forte sintonia con le prerogative proprie del Campus. Genius loci della straordinaria struttura architettonica per la sua forza e i significati esposti non potrà che dialogare innanzitutto con i giovani che vivranno il Campus Universitario Luigi Einaudi e determinerà in quell'atrio formicolante di studenti, in entrata e in uscita, una sorta di benefico rallentamento e di personale riflessione come a ricordare che il pensiero accelerato dalle istanze e dalle incombenze deve necessariamente abitare momenti di riflessione e riconsiderazione.